F.I.Bi.S. - FEDERAZIONE ITALIANA BILIARDO SPORTIVO
LUTTO PER IL BILIARDO SPORTIVO: CI HA LASCIATO PAOLO COPPO

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Ricordo di Mario Papini >

Paolo Coppo ci ha lasciato: il mitico "Paulin Casal" si è spento domenica 5 febbraio dopo un periodo trascorso all'ospedale Santo Spirito di Casale Monferrato, da cui martedì 7 alle ore 15,00 partirà la salma verso la chiesa di S.Giorgio Monferrato dove si svolgerà la funzione funebre.
Nato a San Giorgio Monferrato il 7 luglio 1930, Coppo è stato uno dei più grandi campioni che la storia del biliardo tricolore possa ricordare.
Giocatore di grande talento, è stato il simbolo della perfezione, di quell'equilibrio psicofisico con cui conduceva le sue esibizioni senza prevaricazioni del fisico sulla mente e viceversa.
Celebre la sua "misurissima", la forza millimetrica cioè che caratterizzava il suo gioco fatto di realizzazione sì, ma anche della grande cura sulle rimanenze.
Il "Divino" come molti lo chiamavano è stato maestro di grandi talenti naturali che da lui hanno saputo perfezionare le doti innate non ultimo Carlo Cifalà che nel Club torinese di via Dandolo, che Paolo Coppo gestiva insieme a Gastone Cavazzana stecca doc del Circo Verde Nazionale, ha attinto tutte le basi per entrare nel Gotha del biliardo internazionale.

Paolo Coppo è comunque una pietra miliare di questo sport, geloso all'inizio del suo sapere e del suo saper fare ma poi prodigo di insegnamenti tecnici e tattici per tutti, qualità che nell'arco della fulgida carriera gli sono valsi otto Titoli italiani ed un Grand Prix di Goriziana a Saint Vincent.
Vent'anni di predominio assoluto che lo hanno visto finalista per altre tredici volte nei grandi appuntamenti e trionfare in due edizioni della Coppa dei Campioni (Padova e Iesi), al Torneo degli Assi di Padova e a Santa Marinella nella classica gara nazionale.

Il mio ricordo personale è fatto di tanti piccoli siparietti, simpatici ma comunque segnati dalla grande personalità che Paolo Coppo sapeva imporre a tutti. Ricordo come un giorno, giocando con lui a pallino da tre prima che iniziasse le sue sfide quotidiane, ebbi la "disgrazia" di vincerne una: ebbene, per una settimana mi tolse quasi il saluto quasi avessi commesso un chissà quanto grave affronto alla sua immagine. Ma questo era il "Paulin", genuino e non costruito, il grande giocatore che non digeriva la sconfitta specie se gli veniva da uno sparring partner come poteva essere il sottoscritto.
Desidero altresì ricordare come "Paulin" abbia saputo combattere e vincere il male che lo aveva colpito alle corde vocali: sicuramente non è più stato il Coppo di prima, ma la sua grande volontà lo aveva portato al quasi totale recupero della sua forza.
Oggi, purtroppo, ci ritroviamo a piangere un grande campione scomparso, una leggenda che ha saputo lasciare un solco profondo nella storia del biliardo sportivo di tutti i tempi, un personaggio che deve essere noto ad ogni giocatore: i miti non tramontano mai!

Massimo Calleri

Alcune foto storiche di Paolo Coppo

 
RICORDO DI CLAUDIO BONO

Ciao Caro Paolino...
In questi ultimi anni il rincorrersi di false notizie nell'ambito del biliardo sportivo, avevano più volte annunciato la fasulla notizia della fine della vita per il grande Paolino Coppo tanto è vero che già nel 2009 su siti internet di biliardo erano stati inseriti post commemorativi e di condoglianze che venivano poi puntualmente smentiti...
Quando ci incontravamo era lui il primo a riderci sopra come quella volta che mi disse "Claudio mi è bastato andare a cambiare la macchina, pigliarmi l'influenza che non vedendomi per una settimana nei soli posti che frequento si è sparsa nuovamente la notizia che ero passato a miglior vita !! E invece sono qua e ci starò ancora per molto perchè loro non lo sanno che ogni volta che succede mi allungano la vita di qualche anno... speriamo che succeda spesso !!"
Domenica mattina quando ho ricevuto la telefonata dell'amico di sempre, del suo socio di tante partite a coppie, del suo ex socio in una sala biliardi torinese Gastone Cavazzana ho capito subito, dalla sua voce emozionata, che questa volta Paolino se ne era andato davvero...
Insieme a Gastone ci siamo raccontati alcuni aneddoti anche privati e di cui pochi sono a conoscenza che lasciano trasparire che anche dietro a un carattere duro e risoluto come a volte lasciava trasparire c'era non solo un grande campione ma anche un grandissimo uomo, una bella persona.
Subito dopo la telefonata mi sono passati per la mente i tanti racconti di Peppino Rosa, un grande campione degli anni sessanta, che mi faceva al termine di una serata di biliardo, aneddoti in cui Paolino era il primario protagonista e con essi mi sono ricordato il profumo di un biliardo di altri tempi.... fatto di epiche sfide, di "carattere" sul tavolo verde, di "braccio" unito alla strategia di gioco, alla conoscenza che in quei tempi veniva custodita gelosamente dai principali attori e di allenamenti quotidiani ai rimpalli che servivano a dare l'impressione all'avversario di vincere all'ultimo tiro con una fortunata esecuzione.
Era il tempo del biliardo con le buche sul quale si cimentavano con immensi campioni come Cavallari, Biagini,Winkler, Lotti, Mazzarella, Sessa ...
Con Paolino ogni anno ci vedevamo al meeting ad invito organizzato da Francesco Roberto e da Pinuccio Picchiotti sulle colline Astigiane a Montemagno.
Il Biliardo era un pretesto per incontrarci ogni anno e passare una gioiosa giornata tra amici gustando squisiti cibi accompagnati da ottimi vini piemontesi. Paolino arrivava con il fodero della sua stecca sottobraccio, salutava tutti, chiedeva notizie di amici che da tempo non vedeva e dei risultati delle ultime gare poi quando nel frattempo era giunta l'ora del pranzo spariva immancabilmente.
Quando ormai tutti erano con le gambe sotto il tavolo ci accorgevamo della sua mancanza, non si poteva dare inizio al pranzo senza di lui.... "Chi ha visto Paolino?" " Era qua 5 minuti fa..." qualcuno con tono di voce sostenuto lo chiamava ..."Paolino è prontoooo... " ma visto che non arrivava nessuna risposta mi alzavo entravo in casa e scendevo nella stanza dove era installato il biliardo che nel pomeriggio avrebbe ospitato le partite del meeting, avevo la certezza di trovarlo a provare i tiri fondamentali, a memorizzare le corse delle billie ! Per nulla sorpreso, poichè ci aveva sentito che lo stavamo chiamando, come mi vedeva entrare nella sala mi diceva "Claudio arrivo, arrivo subito tanto io alla mia età sono costretto a mangiare poco e poi... è meglio che mi alleni sai con tutti questi giovani che buttano giù un sacco di birilli oggi mica voglio fare la figura del rincoglionito!!"
Anche in questo c'era il Paolino di sempre che abbiamo conosciuto nelle gare e nelle sfide, quello che non ci stava a perdere quello che sfoderava in ogni occasione un immenso carattere agonistico, quello che con difese strepitose si procurava il gioco per epiche rimonte.
Verrà ricordato dagli appassionati come il maestro della scuola Torinese e di grandi campioni del calibro di Carlo Cifalà e Arturo Albrito, ancora oggi nelle sale di biliardo del Piemonte e della Lombardia quando un giocatore esegue un accosto perfetto qualcuno del pubblico che assiste alla partita si lascia scappare " e chi sei? Paolino Coppo!!"

Ciao Caro Paolino ci mancherai tanto...
Claudio

 
RICORDO DI MARIO PAPINI

Domenica 5 Febbraio se n'è andato un altro “pezzo” della storia del BILIARDO italiano - e mondiale – e che “Pezzo”..... Un vero “pezzo da novanta” si direbbe in artiglieria, ma siccome chi scrive ha fatto il militare proprio in quell'arma, posso assicurare che il calibro giusto per Coppo Paolo da Casale Monferrato è il “205”: un cannone che mandava un siluro di quasi un metro a 40 Km con un rombo che restavi sordo per un minuto!

Proprio mentre qui al Master di Firenze si iniziava la giornata conclusiva di quello che nelle ultime due edizioni era il “Memorial Lotti”, ci lascia uno dei più coriacei avversari del “Mar- cello “Lo Scuro” con cui ha disegnato scontri di finale memorabili nell'arco di 50 anni.
Il “Paulin Casal” come lo chiamavano dalle sue parti è stato non soltanto un campione in assoluto per gli innumerevoli titoli italiani del suo “palmares”; non soltanto un fuoriclasse per i numeri di tecnica sopraffina che costellavano tutti i suoi incontri e facevano ammattire gli avver- sari specialmente quando pensavano di avere la partita in tasca: ma anche un grande maestro se si fa riferimento a colui che parla poco ma ti insegna molto; e ne sanno qualcosa i tanti giocatori del piemonte e non solo che hanno fatto strada in questa difficile disciplina agonistica semplice- mente “rubando” con gli occhi le invenzioni e le esecuzioni del piemontese.
I nomi dei conterranei che hanno imparato meglio sono senz'altro i fratelli Cavazzana, Giancarlo e Gastone: il secondo più acclamato anche per la bella discendenza del figlio Fabio – e poi i Sandri, i Vicario e un certo Arturo Albrito. Ma l'allievo prediletto - si fa per dire e l'inte- ressato non me ne vorrà per il termine - risponde al nome di Carlo Cifalà: quel siciliano di Messi- na, simpatico ma strafottente che, catapultato nella Torino degli anni '70, imparava così in fretta tutti i trucchi del mestiere da mettere a repentaglio il nome, il prestigio e l'autorità del “babbo”...
Di quegli anni e degli scontri memorabili che rimbalzavano in toscana fra i si dice e la vera realtà di perdite favolose e di “polli da spennare” qualcuno prima o poi dovrà scrivere un libro che tramandi le gesta del biliardo che fu: quello con le buche e le bilie grosse, con le sale dei bar piene di fumo e i genitori che venivano a riprendersi i figli a suon di ceffoni perchè il “rettangolo verde” era sinonimo di perdizione, di ore piccole, di scioperati perdigiorno e il giocatore anche con la “G” maiuscola con la reputazione ai minimi termini!...

Quando l'ho incontrato era già un mito ma non esagero nel porlo sul piedistallo di “numero uno fra i numeri uno” perchè fino agli anni '80 incuteva paura a tutti: allo “Scuro” e al Cappelli quando di rado calava nella “città del giglio”, al Gambrinus; ma soprattutto ai Sessa e ai Mazza- rella, quando gli veniva voglia di fare una scappata al “Paradiso” a Milano per guardare negli occhi chi se la sentiva di incrociare la stecca con lui: un Cassius Clay o un Monzon per dirla sul quadrato senza i guantoni !!
Eravamo tornati a salutarlo un paio di mesi fa insieme all'amico Giorgio Federico in occa- sione della “goriziana” classica di Saint Vincent: al di là delle tante primavere e di quell'inconve- niente del tumore alla gola che lo costringeva a sforzi incredibili, era sempre lui, il personaggio vin- cente e schietto cha ha entusiasmato mezzo secolo di appassionati.

Addio Paolo, che la terra ti sia lieve e morbida come lo era il tuo braccio inimitabile.
 Angioletto
 

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